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Fondazione Sipario Toscana | Teatro Metastasio

collaborazione alla produzione Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello - Festival Inequilibrio

Italia - Brasile 3 a 2 | Il ritorno

Archivio produzioni

Tournée
di e con Davide Enia
musiche in scena Giulio Barocchieri, Fabio Finocchio
luci Paolo Casati
suoni Paolo Cillerai 
coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento Giulia Giardi
elettricista Alberto Martino
cura della produzione Francesca Bettalli
amministratore di compagnia Luigi Caramia
ufficio stampa Cristina Roncucci
fotografo Tony Gentile 
video documentazione Ivan D’Alì
graphic designer Sara Gaibotti
locandina Silvia Giambrone


Nel 2022 ricorre un doppio anniversario: il quarantennale della partita di calcio giocata allo stadio Sarriá di Barcellona tra la nazionale azzurra e quella carioca, in occasione del Campionato Mondiale di Calcio del 1982, e il ventennale del debutto dello spettacolo Italia – Brasile 3 a 2. Proprio in quest’ottica, Il ritorno del sottotitolo allude alla partita da giocarsi per il passaggio del turno dopo quella comunemente battezzata come “l’andata”. Mantenendo inalterati lo spirito e i punti cardinali del lavoro, ovvero la rievocazione al contempo epica ed intima di quella che più che una partita fu un vero e proprio atto identitario e comunitario, ciò che si trova a risplendere oggi sono le presenze delle assenze. Lo stadio Sarriá di Barcellona, per esempio, non esiste più, raso al suolo e così consegnato alla dimensione puramente metafisica dell’immaginario. E, soprattutto, a differenza di quando debuttammo nel 2002, è morto Paolo Rossi, il Santissimo Pablito Nostro Signore delle Rivincite, oggi più che mai eroe dei due mondi, quello dell’epos e quello del ricordo felice. È morto Enzo Bearzot, che di quella nazionale fu lo stratega. È morto Socrates, il Dottore, autore del momentaneo pareggio del Brasile. È morto Valdin Perez, portiere, tre volte crocifisso da Pablito, agnello sacrificale perché il rito avesse compimento, necessario contraltare perché il mito si strutturasse. E poi è morto mio zio Beppe, uno dei protagonisti della strana umanità assiepata davanti alla TV del salotto di casa mia, e zio Beppe stava sempre assittàto antìcchia in disparte per via dei vestiti mai lavati ma sempre indossati per ogni partita della Nazionale, perché quei vestiti portavano bene e il suo sudore era aurea di santità e la scaramanzia è la Regina Sovrana delle sorti del mondo quando si giocano delle partite di pallone di importanza capitale nella costruzione del canone sentimentale. Eppure, i loro occhi, gli occhi di chi oggi non c’è più, dico, le loro voci, i loro movimenti, i loro sorrisi continuano a ripresentarsi davanti a me, parola dopo parola, palpito dopo palpito, gol dopo gol, tenendomi compagnia, aprendo uno spiraglio in ciò che è inesprimibile, facendo filtrare una luce che mostra quanto per davvero infinito sia il dialogo tra i vivi e morti.

Gol e palla al centro.

durata 90 minuti più recupero

 

Orari di programmazione:
 

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